consigli per scrittori esordienti


IMPAGINAZIONE DEI MANOSCRITTI
L’impaginazione dei propri scritti, quando si intende sottoporli a un editor o a una casa editrice, segue regole precise ed è di fondamentale importanza perché un romanzo mal impaginato rende la lettura difficoltosa e la correzione da parte di un editor – specie se su cartaceo – pressoché impossibile.
Queste le regole base:
FORMATO DELLA PAGINA: ciò che i non addetti ai lavori chiamano “pagina”, per le case editrici si misura in “cartella”. La cartella è costituita da 30 righe x 60 battute, per un totale di 1800 battute, spazi inclusi, per cartella. Per ottenere questo formato con Word, bisogna impostare il seguente layout di pagina: margini superiore e inferiore 4 cm, margini destro e sinistro 3,5. Interlinea: 1,5. Allineamento: giustificato. Le cartelle devono essere tutte numerate, in basso a destra (o al centro se si preferisce). Il font standard da utilizzare (il preferito da case editrici e editor) è Times Roman. Il corpo – anche nel caso vogliate fare scelte di font diverse – è tassativamente 12. Noterete come la cartella, così impaginata, risulta avere grossi spazi vuoti su tutto il bordo pagina. Questi spazi servono agli addetti ai lavori (casa editrice o editor) per appuntare annotazioni, commenti, osservazioni e correzioni durante la fase di lettura e valutazione.
CAPOVERSO: ogni nuovo capoverso deve essere rientrato prima riga. Questa impostazione si ottiene automaticamente da Word con i seguenti comandi: Paragrafo, Speciale, Prima riga, rientro 1,25. Se avete dubbi su cosa sia il “rientro prima riga”, aprite qualunque romanzo su carta stampata e vedrete che c’è.
DIALOGHI:  si possono impaginare in tre modi: con le caporali («….»), con leuncinate (“….”) o con il trattino lungo(– ). La scelta fra le tre possibilità, varia da casa editrice a casa editrice, per una questione grafica. La punteggiatura del dialogo si posiziona dentro le virgolette (es. «cosa fai?»). Può fare eccezione il punto. Alcune case editrici lo preferiscono dentro le virgolette, altre fuori (es. «mangio un panino.», oppure «mangio un panino».). Sono corretti entrambi. L’importante è che quando si sceglie una regola, la si mantenga per tutto il testo.
TITOLAZIONE DEI CAPITOLI: che siano numeri (1,2,3 oppure I, II, II), parole (capitolo Primo, capitolo Secondo) o altro (titoli di fantasia per ogni capitolo) devono essere coerenti, seguire uno schema chiaro e preciso, essere posizionati sempre nella medesima maniera (es: al centro, a sinistra, con una riga di intervallo dal testo, con due, senza). Insomma qualunque sia la scelta, l’importante è mantenere la coerenza in tutto il romanzo. È preferibile sempre andare a pagina nuova a ogni inizio di capitolo. Lo si fa in automatico, inserendo con i comandi Word “interruzione di pagina”.
INVIO DEL MANOSCRITTO SU FILE: Quando si invia il proprio manoscritto su file a una casa editrice, o a un editor, il formato deve essere doc, docx o similari. Mai PDF, perché non consente di effettuare interventi o di inserire appunti da parte della casa editrice (se non con una certa difficoltà). Per un editor, in particolare, è pressoché impossibile “editare” un file PDF.
INVIO DEL MANOSCRITTO CARTACEO: Quando si invia il materiale cartaceo – di solito a una casa editrice e a un editor così si fa, a meno che non lo chiedano espressamente su file – il manoscritto deve essere stampato informato A4, solo fronte (no, fronte/retro) e il fascicolo rilegato in modo che sia facilmente sfogliabile e leggibile, quindi con una spirale o forando le pagine e inserendo delle apposite fascette metalliche (no punti con la spillatrice, no fascicoli sparsi).
Un testo così impaginato darà un’impressione più professionale dell’autore e avrà molte più possibilità di essere letto di uno impostato nel modo sbagliato.
Troppo spesso gli aspiranti scrittori sottovalutano l’importanza dell’impaginazione (insieme a punteggiatura e grammatica) considerandola un dettaglio banale rispetto all’opera che hanno creato. Errore madornale. Il testo che arriva a un editore deve essere curato anche in questi dettagli.
Uno scrittore che voglia fregiarsi di questo titolo deve conoscere la materia che utilizza. Non basta la genialità per scrivere un’opera ci vuole anche la tecnica. 

COME SCRIVERE UNA LETTERA DI PRESENTAZIONE A UN EDITORE
Se non vuoi buttare via tempo e denaro, prima di inviare il tuo romanzo a una casa editrice fai queste tre verifiche:
1.        Che il genere della tua opera corrisponda alla linea editoriale della casa editrice (cioè: non mandare un thriller a chi pubblica poesie; non mandare un horror a chi pubblica romanzi rosa e così via. La linea editoriale o le collane vengono specificate sui siti delle case editrici)
2.   Che la casa editrice sia effettivamente interessata a ricevere e valutare manoscritti (molte case editrici lo specificano nel loro sito)
3.     Modalità, formato e allegati richiesti dalla casa editrice per l’invio dei manoscritti (queste variano da casa editrice a casa editrice. Qualcuna vuole l’intera opera in cartaceo, altre solo file, altre ancora solo la sinossi più un piccolo estratto del romanzo).
Osservate queste prime elementari regole, è buona norma accompagnare l’invio del manoscritto con una lettera di presentazione. Questa è il tuo biglietto da visita, lo strumento per vendere te stesso, la tua arma di persuasione. È il tuo primo passo dentro la casa editrice.
Immagina di andarci fisicamente: la redazione è indaffaratissima e non ha certo bisogno di un altro aspirante autore rompiballe. Ha centinaia di manoscritti di emeriti sconosciuti ammucchiati in un angolo, pronti ad essere cestinati senza nemmeno essere letti. È meglio dunque che tu e il tuo romanzo facciate colpo. Il tempo a disposizione è di quindici secondi. La prima impressione, quella che conta.
Se ti ricevessero di persona, istintivamente cercheresti di essere educato, gentile, paziente, di parlare in tono pacato. Ecco, questo è il giusto atteggiamento da adottare anche nella lettera di presentazione che andrai a scrivere.
COME IMPOSTARE LA LETTERA
Caratteristiche: due sono le principali caratteristiche che non devi mai dimenticare: qualità e persuasione. Qualità, nel senso che la lettera deve essere ben scritta (italiano corretto, nessun errore di ortografia, impaginazione curata). Persuasione, perché se non riesci ad afferrare l’interesse dell’editore fin dalla prima riga della tua lettera, il tuo manoscritto finirà nel mucchio dei cestinati-senza-risposta..
Lunghezza: Ricordati dei quindici secondi che hai a disposizione. La tua lettera deve stare in una sola pagina (1000-1500 battute al massimo). Deve essere di rapida lettura e centrata sull’obiettivo.
Intestazione e font: i tuoi dati sono fondamentali per essere contattato in caso di interesse. Crea una intestazione di pagina, tipo carta intestata, con il tuo nome, cognome, indirizzo e recapiti telefonico, cellulare e e-mail. Per il corpo della lettera, scegli un font semplice, leggibile e la giusta interlinea. Il più adatto è Times Roman, corpo 12, interlinea 1,5.
Dettagli importanti: la lettera di presentazione deve essere preceduta da un oggetto. Quello lo leggono sempre tutti. Nel caso optassi per un invio e-mail, invece che cartaceo, l’oggetto è ancora più importante perché è la prima cosa che appare nella stringa dei messaggi in arrivo. Per esperienza, l’oggetto della lettera è bene che sia il titolo dell’opera che vai a proporre, seguito dal genere (es. Oggetto: Cappuccetto Rosso, favola per bambini).
Ogni lettera che si rispetti, apre con i saluti. A un amico diresti ciao Luigi ocara Anna o salve Roberto, ma questa è una lettera formale indirizzata a una persona – probabilmente – sconosciuta. La formula giusta è Egregio Editore, Spettabile Casa Editrice, Egregi Signori(se la scrivi al plurale). Meglio sarebbe, se prima di scriverla ti fossi documentato sul nominativo giusto alla quale indirizzarla, anche perché la tua lettera (insieme al manoscritto) avrebbe maggiori possibilità di finire nelle mani della persona giusta anziché perdersi nei meandri della redazione. Nei siti delle case editrici sono spesso indicati i responsabili dei vari settori, fra questi coloro i quali si occupano della valutazione e selezione delle opere. Se trovi il nominativo, accertati anche del suo ruolo (direttore editoriale, caporedattore, responsabile settore narrativa o settore saggisticaecc.), e/o del suo titolo (con dottore odottoressa di solito non sbagli. Occhio però che devi essere certo anche del suo sesso: uomo o donna).
Non dimenticarti infine, a chiusura della lettera, i saluti di prassi. Alcuni esempi:cordiali saluti, distinti saluti, i miei più cordiali saluti, i miei migliori saluti.
Contenuti: La lettera di presentazione deve essere strutturata in tre paragrafi, ognuno contenente specifiche informazioni, in base a questo ordine preciso.
Il primo paragrafo deve essere come una stretta di mano, veloce ma sicura, che ispiri fiducia e interesse. In due o tre righe al massimo devi essere in grado di presentare la tua opera in modo irresistibile. Una specie di spot, di slogan pubblicitario che colpisca immediatamente l’attenzione. Non dimenticare di menzionare il titolo dell’opera, il genere e il target al quale è destinata. Ecco un esempio: Egregio Editore, vorrei presentarle le avventure fantastiche di Pippi Calzelunghe, una dodicenne dai capelli rossi, che vive in una grande villa, in compagnia di un cavallo e una scimmietta, non va a scuola, ha una forza sovrumana e un baule pieno di monete d’oro. Hai notato quanti dettagli è possibile dare in poche righe? Sempre in questo primo paragrafo sarebbe utile che tu dessi una motivazione alla scelta di inviare la tua opera proprio a quella casa editrice (molti editori la apprezzano). Tornando sempre all’esempio di prima, si potrebbe formulare qualcosa del genere: Il motivo per il quale vi propongo Pippi Calzelunghe è che i miei figli sono appassionati lettori della vostra collana “Carta Bianca” (ndr: collana di narrativa dedicata ai ragazzi fra i dodici e i quattordici anni) che conosco e apprezzo da anni.
L’aggancio e le informazioni che hai dato in poche righe aiuteranno l’editore a capire immediatamente se il progetto che stai proponendo è di suo interesse o meno. Se gli interessa, passerà a leggere il secondo paragrafo della tua lettera.
Qui devi lavorare come se si trattasse di una quarta di copertina. Dai un’idea della trama con un linguaggio pensato più per intrigare che non per dare informazioni. L’obiettivo è catturare l’interesse del lettore, non tanto rivelargli chi è l’assassino o come va a finire la storia. Continuando con l’esempio iniziale, se dovessi scrivere questo paragrafo su Pippi Calzelunghe, potrebbe suonare così:La storia si sviluppa a episodi nei quali Pippi, la protagonista è sempre affiancata dai fratelli Tommy e Annika, suoi vicini di casa e dai fedeli Signor Nillson (la scimmietta) e Zietto (il cavallo a pallini neri). I cinque insieme, vivono ogni giorno un’avventura diversa, piena di stramberie e situazioni inverosimili ma anche di valori preziosi come l’amicizia, la generosità, il rispetto per la natura.
Questa descrizione vuole sottolineare l’aspetto fantastico e allo stesso tempo educativo della storia e stuzzicare la curiosità di sapere di quali strane avventure possa mai trattarsi. Se riesci nell’intento (di risvegliare la curiosità), l’editore passerà a leggere il terzo paragrafo.
Questo terzo paragrafo deve essere dedicato a te come autore. Puoi menzionare eventuali tue credenziali, esperienze letterarie o pubblicazioni. Se fai parte di un blog letterario, collabori a qualche rivista o circolo letterario, se hai fatto studi/corsi/seminari di narrativa. Gli editori sono spesso reticenti e scettici nei confronti degli esordienti. Poter dimostrare di avere un certo bagaglio culturale, di aver pubblicato qualcosina, di impegnarsi da tempo nel settore, può essere un jolly in più. Ciò che gli editori temono maggiormente è che l’esordiente sia un fuoco di paglia, ovvero che scritto il primo romanzo – magari anche buono, che vende – si sieda sugli allori o non sia in grado di produrre più niente: perché non aveva altro da dire oltre quello che ha già scritto, perché sopravviene il blocco dello scrittore, perché scrivere è un mestiere faticoso e impegnativo e se uno non ha il tempo da dedicargli difficilmente sarà in grado di produrre una seconda opera nei tempi che l’editoria impone.
Da evitare assolutamente quando si parla di proprie credenziali: NO a opere che ti sei auto pubblicato o che hai pubblicato a pagamento. A meno che non abbiano venduto diverse migliaia di copie, non sono credenziali. La pubblicazione a pagamento è sgradita agli editori seri. NO a premi letterari di quint’ordine tipo: primo classificato al concorso letterario della Sagra delle Castagne di Tiziopippoli. Queste notizie rischiano di farti sembrare un super-dilettante.
Se non hai proprio nessuna esperienza letteraria da “esibire”, meglio un onesto: “Sono alla prima esperienza professionale, ma sto già lavorando a un secondo romanzo o… al sequel di quest’opera”. Quest’ultima osservazione è importante perché dice che hai serie intenzioni di dedicarti al mestiere di scrittore e di continuare.
Da evitare assolutamente affermazioni del tipo: “ho già scritto cinque romanzi, sono anni che li propongo alle case editrici ma nessuno ha ancora colto il mio potenziale”, oppure “scrivere mi viene naturale, l’ultimo romanzo l’ho buttato giù in una sola notte”, o frasi autocelebrative come “ritengo di essere un buon autore… scrivo molto bene… il mio stile è unico, innovativo…”.
Concludi il terzo paragrafo ringraziando per l’attenzione e salutando cortesemente.

Tieni presente che gli editori spesso non rispondono affatto alle lettere se non sono interessati all’opera. Quindi, se dopo tre-sei mesi, non hai ricevuto alcuna risposta è inutile che solleciti o riscrivi all’editore riproponendo la medesima opera.
Puoi dirti che non era l’editore giusto (se non hai seguito le istruzioni al punto 1, è possibile), puoi dirti che quell’editore non ha capito il valore del tuo romanzo (è successo: l’autrice di Harry Potter ha preso diverse porte in faccia prima che qualcuno ne capisse il potenziale), puoi darti un milione di giustificazioni ma, secondo me, la prima domanda che devi farti è: ho scritto davvero qualcosa di buono?

LA SINOSSI, LO SCHEMA DEL ROMANZO, LA SCHEDA DEI PERSONAGGI
Hai finalmente completato il tuo romanzo e vuoi proporlo a una casa editrice. A parte una lettera di accompagnamento, se vuoi che la tua opera abbia almeno una chance di essere presa in considerazione, è necessario che sia corredata di: sinossi, schema del romanzo e scheda personaggi. Perché?
Le case editrici ricevono dozzine di manoscritti ogni settimana. Nessuna di queste prende in mano un tomo di qualche centinaio di pagine e inizia a leggerlo. Il primo screening è conoscere i contenuti del romanzo, capire come è stata sviluppata la storia e chi sono i personaggi. Ciò è possibile solo se l’autore ha allegato alla sua opera i tre documenti di cui sopra. Questi sono gli strumenti di selezione primari di una casa editrice. Ecco come scriverli:
LA SINOSSI: deve contenere tutti i punti importanti della trama, deve essere esauriente e dare a chi la legge un’idea preciso di cosa andrà a trovare nel romanzo, e soprattutto deve contenere anche il finale. La sinossi deve essere sintetica (massimo due cartelle) e così strutturata:
Ambientazione: È la parte iniziale della sinossi e deve chiarire dove e del quando si svolge la storia.
Trama: Deve essere riportata per intero, mettendo in luce tutti i momenti salienti: l’inizio, il modo in cui si dipana la storia e la fine, ma dovrà anche indicare quando la matassa narrativa si aggroviglia e quando si dipana (i colpi di scena, per intendersi).
Personaggi: È opportuno mettere in evidenza anche i personaggi – almeno i principali – perché è intorno a loro che la storia si sviluppa.
LO SCHEMA DEL ROMANZO: fatta una storia, non è detto che l’autore l’abbia sviluppata in modo lineare. Magari il romanzo parte da un accenno alla fine della storia, poi narra il passato e torna a raccontare come si è arrivati a quel finale svelandone i particolari. Oppure il romanzo si sviluppa per flash-back, oppure contiene digressioni. Un conto è la trama (di un romanzo, così come di un film), un conto è la regia. Lo schema del romanzo altro non è che la spiegazione di come l’autore ha fatto la regia della sua storia. In pratica bisogna scrivere un riassunto stringatissimo capitolo per capitolo (max due righe cadauno) che spieghi cosa accade in quel capitolo.
LA SCHEDA DEI PERSONAGGI: Creare una scheda che elenchi i personaggi (sono sufficienti i principali, tre o quattro, di solito) per nome, ruolo e caratteristiche fisiche e psicologiche è di fondamentale importanza per aiutare l’editore a capire la vostra opera. I personaggi sono il fulcro della storia. 

CONCORSI LETTERARI: COME RICONOSCERE LE BUFALE
Il web pullula di concorsi letterari, ce ne sono per tutti i gusti e per tutte le tasche. Dal fantasy al thriller, dalla narrativa alla poesia, da 10 a 100 euro e più, la tassa di iscrizione. Come districarsi in questa giungla?
Ecco alcuni consigli. Consigli, ripeto, non vangelo.
ORGANIZZATORI: Un concorso serio di norma viene indetto, promosso o patrocinato da associazioni culturali, accademie, club letterari, enti riconosciuti o case editrici. Diffida di qualcosa di meno di quanto nominato e soprattutto diffida di “stampatori a pagamento”, ovvero tutte quelle sedicenti case editrici che pubblicano solo con contributo dell’autore, che poi contributo non è, perché di solito è in misura tale da coprire le spese che l’editore dovrebbe sostenere e anche da fargli guadagnare qual cosina. Senza contare ciò che si è già messo in tasca grazie alle centinaia di quote di iscrizione. Molti di questi “stampatori a pagamento” indicono decine di concorsi letterari all’anno, concorsi che hanno come scopo ultimo quello di pubblicare qualcuno di loro conoscenza (parente o amico che infilano fra i partecipanti) finanziando l’operazione con le quote di iscrizione pagate da ignari aspiranti scrittori.
QUOTA DI PARTECIPAZIONE: Non è la cifra richiesta per partecipare a un concorso che ne determina il valore o la serietà. Ve ne sono di seri a poche decine di euro (o anche gratuiti) e di poco seri a partire da cinque fino a centocinquanta euro e oltre. Il guadagno – mi riferisco ai concorsi truffa – sta nel numero di iscritti raccolti, più sono, anche a un piccolo prezzo, più si metterà in tasca l’organizzatore del presunto premio letterario.
Nel dubbio (mi riferisco nello specifico alla quota di partecipazione) opta per un concorso letterario gratuito. Quantomeno non butterai via soldi inutilmente.
Sono apprezzabili quei concorsi che prevedono che il minorenne non debba pagare una quota di iscrizione.

TIPOLOGIA E/O ARGOMENTO DEL CONCORSO: Un concorso serio, di norma, prevede una o due “sezioni” al massimo (poesia e narrativa, ad esempio). Se organizzato da una casa editrice, buona regola vuole che il “genere” sia in linea con i suoi prodotti editoriali. Per fare un esempio: ipotizzando che Harmony fosse una casa editrice (in realtà è una collana rosa, ma mi serve solo per l’esempio), se bandisse un concorso per opere thriller, dovrebbe sorgerti il dubbio che si tratti di una bufala. Se anche l’opera vincesse che possibilità avrebbe di essere pubblicata essendo fuori genere rispetto al resto della linea editoriale?
Diffida nel modo più assoluto di quei concorsi che prevedono un mucchio di sezioni, una distante dall’altra. Un mix del tipo: poesia, narrativa, giornalismo, tesi, sceneggiature ecc. A meno che nella giuria del concorso non ci siano esperti di ognuno di questi generi, si tratta di un sistema raccogli-soldi e basta. Tanto più ampio è il tipo di opere richieste, maggiori saranno gli iscritti e quindi gli introiti per gli organizzatori.

BANDO DI CONCORSO: Un concorso serio, appronta un bando serio. Prima di tutto il file col bando (di solito un pdf o una apposita pagina html) si deve aprire facilmente, senza problemi ed essere perfettamente leggibile. Se non è così, abbandonalo subito.
Secondo punto, molto più importante del primo, un bando di concorso ben fatto ti darà, per lo meno, questa serie di indicazioni:
·         Come deve essere impaginata l’opera(font, corpo, magini ecc.) e la lunghezza massima consentita (l’unità di misura è la “cartella”).
·         Se l’opera deve essere inedita o può essere anche edita(agli aspiranti scrittori consiglio di preferire i concorsi per opere unicamente inedite, diversamente si andrebbero a scontrare con autori già affermati che probabilmente hanno più possibilità di essere prescelti)
·         In quale numero di copie deve essere presentata l’opera.Di norma sono 2. Una con i dati dell’autore e una anonima. In alcuni casi è richiesto anche il file su cd (perché poi provvedono gli organizzatori a farne eventuali copie aggiuntive da distribuire alla giuria che dovrà leggere il manoscritto).
·         Dati anagrafici dell’autore
·         Profilo dell’autore o note biografiche
·         Titolo dell’opera
·         Argomento
·         Target di riferimento
Un bando di concorso che si rispetti, inoltre, indicherà se è richiesta la cessione dei diritti di autore e a quale fine specifico (nel qual caso, nel bando sarà indicata una formula giuridica che tu dovrai ricopiare, firmare e allegare al plico). Attenzione: alcuni concorsi-truffa prevedono la cessione dei diritti anche in caso di non pubblicazione nel volume indicato nel bando o in altri della medesima casa editrice. Ciò significa che la tua opera non sarà più tua, che tu abbia vinto il concorso o meno.
Un bando di concorso ben fatto deve sempre indicare anche:
·         La data entro la quale saranno proclamati i vincitori (se è molto ravvicinata rispetto al termine ultimo per la consegna dei lavori, diffida. Se l’ultimo giorno gli arrivano, poniamo venti romanzi, come fa la giuria a leggerli e valutarli tutti in pochi giorni?)
·         quanti e quali sono i premi (denaro, pubblicazioni, altro). Se sei un autore esordiente, ottenere la pubblicazione come premio è assolutamente preferibile a qualsiasi altra cosa. Apprezzabile che alcuni concorsi prevedano oltre al premio un certo numero di copie omaggio all’autore.
·         chi sono i membri della giuria. Di solito professionisti del settore con varie qualifiche (scrittore, giornalista, editore, editor, caporedattore, docente di lettere, critico letterario ecc.).
·         la modalità con la quale i vincitori saranno informati (lettera, fax, mail, telefono). Diffida dei concorsi che dichiarano che il risultato verrà dato tramite comunicato stampa. In questo modo, tu che hai partecipato, potresti anche non venire mai a sapere nulla. Quando i vincitori saranno informati (ovviamente in riferimento al previsto annuncio dei prescelti), se è richiesta la loro presenza alla cerimonia di premiazione (pena l’esclusione dal premio?) e in che termini(a loro totali spese? Viaggio a loro carico, eventuale soggiorno a cura dell’organizzazione?)

GIURIA: spesso il valore di un concorso letterario è dato dalla qualità dei suoi giurati. Più sono competenti, maggiori sono le probabilità che vinca davvero il migliore. Più sono famosi, maggiore sarà la notorietà del premio eventualmente conquistato dall’autore. Più sono mirati all’oggetto del concorso (un scrittore di gialli per i gialli, un critico di poesia per la poesia ecc.) maggiori sono le probabilità che i vincitori vengano selezionati con i giusti criteri.
Lascia perdere i concorsi nei quali la giuria è composta da personaggi dalla competenza discutibile, tipo: l’assessore al turismo del tal piccolo comune, o la giornalista mai sentita nominare, che probabilmente è la moglie del predetto assessore; oppure la figlia del tale eroe di guerra in memoria del quale è stato organizzato il concorso.
Scappa via subito dai concorsi che definiscono la giuria con formule tipo:sarà composta da esperti che verranno resi noti in occasione della cerimonia di premiazione. Esperti è vago e non dice nulla. Quanto poi al fatto che vengano resi noti dopo che è avvenuta la selezione è una vera presa in giro.

PRECEDENTI EDIZIONI E EX-VINCITORI: Un ultimo sistema, ma non per questo meno importante, attraverso il quale valutare la serietà e il valore di un concorso letterario è scandagliare notizie in rete sulle edizioni precedenti. Puoi vedere se la notizia è stata riportata dalla stampa (quale e in che misura), trovare video delle cerimonie di premiazione (lì di solito viene data anche la motivazione per la quale si è assegnato il premio a quell’autore) e l’elenco dei vincitori; puoi vedere se le loro opere sono state effettivamente pubblicate e da quale casa editrice, quale riscontro di pubblico e critica hanno avuto, se chi le ha pubblicate si è premurato di promuoverle e in quale modo. Insomma, sul web puoi conoscere vita, morte e miracoli di qualunque concorso passato. Se non trovi nessuna notizia significa che era un concorso di quint’ultima categoria.

Concludendo: prima di farti prendere dall’entusiasmo di partecipare a qualsiasi concorso letterario, prima di buttare via tempo e soldi, documentati.

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